E’ evidente che se non ci si attiva, il credito non viene recuperato. Può sembrare una frase scontata, se non addirittura banale, eppure molti creditori rimangono inerti aspettando che il debitore provveda a mantenere promesse, che quasi sempre non vengono neppure messe per iscritto. Quando, poi, la pazienza finisce, è già troppo tardi e il debitore, se non è fallito, è comunque in uno stato di assoluta decozione.
E’ vero, invece, che i creditori che più spesso vengono pagati sono quelli che si muovono per primi. Il debitore, infatti, quando inizia ad essere difficoltà economiche, per evitare di subire provvedimenti esecutivi che gli impedirebbero di continuare la propria attività, paga i creditori che si sono immediatamente muniti di titolo esecutivo, ignorando gli altri, ai quali si limita a rivolgere promesse.
Per gli imprenditori e per le società, poi, vi sono indubbi vantaggi fiscali nel tentare il recupero crediti. Si tratta di vantaggi che spesso sono superiori ai costi dell’attività.
Gli imprenditori e le società
Per gli imprenditori e le società, oltre alla possibilità di recuperare effettivamente il credito, il tentativo di recupero può portare dei benefici, in termini di risparmio fiscale e di recupero di iva non riscossa, tali da superare e di parecchio il costo dell’attività giudiziale.
In questi casi, è evidente che l’attività di recupero crediti sarà indubbiamente conveniente per il creditore. L’unica accortezza che quest’ultimo deve avere è quella di predeterminare con il professionista i costi e i compensi.
L’avvocato Massimo Mascali valuta sempre questi aspetti prima di attivare la fase giudiziale. La decisione di procedere viene presa unitamente al cliente, non solo nel caso in cui vi siano concrete possibilità di realizzare l’incasso, ma anche quando per il cliente l’attività sarà comunque vantaggiosa. A tal fine, l’avvocato Massimo Mascali stabilisce in anticipo con il Cliente costi e compensi della procedura.
Le perdite su crediti
Le perdite su crediti, la cui inesigibilità si è già manifestata, sono deducibili se la perdita risulta da elementi certi e precisi (ad esempio un decreto ingiuntivo negativo) ed in ogni caso, se il debitore è assoggettato a procedure concorsuali o ha concluso un accordo di ristrutturazione dei debiti omologato ai sensi dell’articolo 182-bis del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267.
Se il credito è di ammontare inferiore ad euro 2.500,00 (compreso IVA), per tutte le imprese o ad euro 5.000,00, per le imprese con ricavi superiori ad euro 100 milioni, ed è scaduto da più di 6 mesi è deducibile a prescindere da qualsivoglia altra e diversa considerazione.
L’importo rilevante è quello del singolo credito corrispondente a una distinta obbligazione posta in essere tra le parti.
La possibilità di dedurre una perdita su crediti consente di avere un risparmio fiscale che in alcune circostanze può anche essere piuttosto elevato.
Facciamo qualche esempio per maggior chiarezza.
Per quanto riguarda gli imprenditori individuali, le società di persone ed in ogni caso quando il reddito è imputato per trasparenza.
Si ipotizzi una perdita su crediti pari ad euro 2.500,00 e reddito di euro 85.000,00. In tale situazione l’aliquota marginale IRPEF è del 43%; consideriamo per semplicità le addizionali irpef al 2%. La somma delle percentuali è pari a (43%+2%) 45%.
Il nostro risparmio fiscale potrà essere pertanto pari ad euro 1.125,00 (45% di 2.500,00).
Per le società di capitale
L’aliquota IRES è pari al 24%.
Il nostro risparmio fiscale potrà essere pertanto pari ad euro 600,00 (24% di 2.500,00).